
L’importanza di integrare
la pensione di base
La previdenza integrativa costituisce uno dei pilastri fondamentali del sistema di welfare in un Paese come l’Italia, che si trova ad affrontare una profonda trasformazione demografica.
Il sistema previdenziale di base prevede che le pensioni future saranno calcolate integralmente con il metodo contributivo, che riflette l’andamento dell’intera vita lavorativa. Questo provoca un elevato rischio di “inadeguatezza” dell’assegno pensionistico di base, per vari motivi, ad esempio: il ritardato ingresso nel mondo del lavoro, la precarietà o la non continuità della vita lavorativa, con periodi di “vuoti contributivi”, una crescita economica ancora ridotta (il Pil rappresenta il parametro utilizzato per la rivalutazione del montante contributivo).
In questo contesto, affiancare la previdenza integrativa alla previdenza obbligatoria è particolarmente importante per ottenere un reddito adeguato anche dopo il pensionamento. Questo vale sia per i lavoratori dipendenti sia per gli autonomi; può essere una soluzione utile anche per i non lavoratori e per i familiari a carico.
Con i prodotti di previdenza complementare si integra infatti il trattamento pensionistico di base e si diversifica il rischio previdenziale, abbinando all’assegno dell’INPS o delle Casse di previdenza un vero e proprio “salvadanaio” per la pensione.
La previdenza integrativa è, di fatto, una forma di risparmio finalizzato, che accompagna l’aderente nel proprio ciclo di vita, supportandolo anche con la possibilità, prima della “terza età”, di attingere al capitale accumulato nei casi previsti dalla normativa con riscatti e anticipazioni, ad esempio per l’acquisto della prima casa o per sostenere spese mediche.
Va infine ricordato che le forme pensionistiche integrative godono di agevolazioni fiscali: i contributi versati sono deducibili dal reddito IRFEF entro il limite dei 5.164,57 euro annui. I rendimenti sono tassati annualmente con aliquota ridotta del 20% e le prestazioni finali (100% sotto forma di rendita o con un massimo del 50% come capitale e la restante parte in rendita) sono soggette ad imposta sostitutiva del 15%, che si riduce dello 0,30% per ogni anno di durata superiore al quindicesimo, con un minimo del 9%.
Fonte: Covip
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